di Marco De Tomasi
Pare io debba occuparmi ancora di Prosecco in modo polemico.
Non tanto del Prosecco come prodotto ma del modo in cui viene comunicato.
Lo spunto mi è arrivato dall’immagine che trovate qui sotto e pubblicata su Facebook dall’attivissimo Luca Ferraro, produttore di Asolo docg con la sua azienda Bele Casel in Caerano San Marco.
La frase in inglese che trovate scritta (traduzione: “arriva un momento nella vita di ogni donna in cui l’unica cosa che aiuta è un bicchiere di Prosecco”) è attribuita all’attrice americana Bette Davis (1908-1989), e nell’originale era riferita allo Champagne.
E qui mi monta l’irritazione (eufemismo).
Possibile che la cosa migliore che riusciamo a fare in termini di comunicazione del Prosecco è un banale copia-incolla di slogan già utilizzati per le bollicine d’Oltralpe ?
Perché se non vi è chiaro, con una operazione del genere si afferma che:
- Il Prosecco è “come” lo Champagne
- Non potendo parlare un linguaggio proprio, mutuandolo da bollicine universalmente e maggiormente riconosciute, lo stiamo mettendo in coda allo Champagne in una ipotetica piramide qualitativa.
Non solo: risultano in questo modo annullate ed annichilite ore e ore passate dai produttori in cantina e dietro i banchetti delle manifestazioni a spiegare ai consumatori cosa è il prosecco, dove si fa e come si fa.
E poco importa che l’immagine in questione rappresenti una iniziativa non riconducibile ad una campagna di comunicazione di qualche azienda o del consorzio: se c’è in giro gente che l’ha realizzata, vuol dire che il concetto è già passato nel modo sbagliato.
Si continua a rincorre l’esempio Champagne, quando invece si dovrebbe chiarire una volta per tutte che Champagne e Prosecco non solo non giocano lo stesso campionato, ma praticano pure due sport diversi !
Il fatto che i francesi siano bravi a comunicare e soprattutto a vendere i loro vini, non dovrebbe autorizzare ad utilizzare pedissequamente lo stesso linguaggio per fare altrettanto.
Andrebbe invece fatto uno sforzo per elaborare una strategia di comunicazione che renda il Prosecco riconoscibile e distinguibile dallo Champagne anche sul piano della comunicazione.
Smettere una buona volta di fare confronti (proclami del tipo “in Champagne fanno 300 milioni di bottiglie e noi ne facciamo 300 milioni e una” non hanno alcun senso e dimostrano solo provincialismo) e usare argomenti diversi per far conoscere al mondo le peculiarità del Prosecco.
In questo paese la bellezza è talmente diffusa e noi ne siamo talmente assuefatti da non riuscire a coglierla.
Penso ad Asolo, penso al Canova che da quelle parti veniva, penso ad altri innumerevoli personaggi e storie che possano essere utilizzate per legare la comunicazione del prodotto al proprio territorio.
Non sono un esperto di marketing e comunicazione ma viene in mente solo a me Paolina Bonaparte scolpita dal Canova che al posto della mela tiene in mano un calice di Asolo associata allo slogan “It’s Asolo” ?
Magari non me la sono immaginata ma qualcuno l’ha già realizzata e la mia memoria la sta tirando fuori dai suoi più reconditi interstizi.
Oppure chi di mestiere mi dirà che è una idea di una banalità disarmante, una boiata pazzesca, di quelle che ti fanno rotolare a terra dal ridere.
Magari perché presuppone il fatto che il destinatario abbia i riferimenti culturali corretti per coglierne il messaggio.
Io la trovo comunque una immagine minimale, iconica e onirica, a mio avviso in grado di veicolare istantaneamente il legame storia-cultura-territorio-prodotto, passando dall’equazione A = B a B <> A, dove ovviamente A sta per Champagne e B sta per Prosecco (ma B potrebbe valere per qualsiasi altra denominazione italiana).
I francesi hanno associato al vino l’idea del lusso e del prestigio. Noi possiamo associare al vino concreta bellezza.